In un mondo ormai votato allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate, anche e soprattutto nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale, l’integrazione tra saperi diversi e talora eminentemente teorici in stretta connessione con saperi e capacità pratiche di effettiva realizzazione è fondamentale per affrontare le sfide future. Di questo e molto altro si è discusso con il professor Gaetano Bellanca, l’ospite che abbiamo avuto il piacere di accogliere in Residenza per una serata di confronto e dialogo.
Bellanca, laureato in Ingegneria Elettronica all’università di Bologna e ora docente di Campi Elettromagnetici e Antenne all’università di Ferrara, nella prima parte dell’incontro ci ha illustrato come le tecnologie di comunicazione, dal doppino telefonico brevettato nel 1881 alla moderna fibra ottica, evolvono per soddisfare le esigenze di una società sempre più connessa. L’ultima innovazione tecnologica volta all’incremento della velocità di connessione è, appunto, la fibra ottica: composta essenzialmente da un nucleo in vetro con tanto di rivestimento in plastica per proteggerne l’integrità, essa permette la trasmissione di segnali attraverso onde elettromagnetiche, sfruttando il cosiddetto principio della riflessione interna totale. Attualmente, non a caso, la fibra ottica gioca un ruolo cruciale nella rete 5G, dal momento che risulta ormai indispensabile per il collegamento di antenne e ripetitori che trasferiscono grandi volumi di dati. Tuttavia, come ha giustamente sottolineato il professore, la sfida dei prossimi anni e quindi di fatto il grosso del lavoro sarà piuttosto il costruire le infrastrutture che tramite la fibra ottica possano supportare non solo le attuali reti 5G ma anche i prossimi sviluppi del 6G, integrando tecnologie wireless e cablate per garantire una comunicazione efficiente e senza soluzione di continuità.
Si è discusso poi delle applicazioni future di queste tecnologie, come le auto a guida autonoma, o sistemi in grado di rilevare, per quanto riguarda il settore agricolo, quali siano le sezioni di terreno che necessitano di più o meno acqua o anche sistemi in grado di controllare l’erogazione dell’energia elettrica, ecc. … il tutto con l’obiettivo di giungere a una maggiore razionalizzazione delle risorse, e, di conseguenza, a una maggiore sostenibilità. La visione dunque è quella di un mondo completamente connesso, dove ogni dispositivo è in grado di comunicare e interagire in modo intelligente. Interessante, peraltro, una sua notazione: negli ultimi anni, nonostante i progressi, alcune tecnologie tradizionali che sfruttano le apparentemente obsolete onde corte rimangono pur sempre rilevanti in alcuni ambiti, e in particolar modo nel mondo militare, dove sono necessarie comunicazioni a lunga distanza in mancanza di infrastrutture complesse.
Nella seconda parte dell’incontro poi, Bellanca ha ribadito, per l’appunto, l’importanza dell’integrazione dei saperi: si possono progettare in linea teorica soluzioni innovative, come è stato fatto con la fibra ottica, ma poi è necessario che ci sia qualcuno in grado di realizzare materialmente ciò che è stato precedentemente elaborato. Dunque, dalla costruzione di cavi in fibra ottica alla gestione di complesse reti di comunicazione, la collaborazione tra diverse discipline e la capacità di immaginare nuove soluzioni sono le chiavi per un progresso sostenibile.
Infine il professore ha concluso sottolineando l’importanza di una formazione tecnica solida e della capacità di comunicare efficacemente il proprio lavoro. Ha evidenziato, inoltre, come l’immaginazione sia fondamentale per l’innovazione, invitando i presenti a leggere, ascoltare, e rispettare gli altri, per poter trovare anche nelle relazioni e nelle proprie esperienze personali dei fattori di potenziale stimolazione delle idee.
Al termine della sua presentazione sono state poste alcune domande, dalle quali sono emerse anche preoccupazioni riguardo il proliferare di taluni apparecchi o elettrodomestici dotati di funzionalità inutili. Il professor Bellanca, non a caso, ha evidenziato come un tale sovraccarico di funzioni, ben lungi dal garantire un effetto significativo nel miglioramento della vita delle persone, trae in realtà origine da scopi meramente commerciali. Il rischio è quello di creare strumentazioni troppo complesse, tali per cui ad un semplice guasto di un componente di minima importanza risulta, nella pratica, impossibile adoperare delle riparazioni. In questo senso il professore si è espresso per l’importanza di una progettazione che tenga conto dell’effettiva utilità e semplicità d’uso, evitando complicazioni che possano portare a una rapida obsolescenza dei dispositivi.