Un incontro stimolante con il professor Pier Paolo Piccaluga, docente di Anatomia Patologica presso l’Università di Bologna e l’Università di Nairobi, ha offerto uno sguardo appassionato sul mondo della ricerca medica nel campo dell’ematologia. Durante la serata il nostro ospite ha avuto modo di raccontarci il suo percorso personale e professionale, mettendo in luce i legami profondi tra ricerca, didattica e assistenza medica.
Piccaluga ha inizialmente ripercorso le tappe della sua carriera, sottolineando come l’ematologia non fosse stata la sua prima scelta. Da giovane medico, infatti, era inizialmente orientato verso la chirurgia plastica e la medicina interna, ma una serie di eventi particolarmente ispiranti, tra cui la malattia del padre, lo hanno poi avvicinato al mondo oncologico. Davvero decisivo è stato il primo contatto con l’Istituto di Ematologia di Bologna: un ambiente all’avanguardia, organizzato con rigore e precisione, che gli ha offerto uno spaccato del potenziale di questa disciplina.
L’ematologia, come ha spiegato il professore, è una branca affascinante della medicina, che si occupa del sangue, degli organi che lo producono e delle sue patologie. Il sangue è un tessuto unico, fluido e dinamico, che svolge molteplici funzioni essenziali per l’organismo, tra cui il trasporto dell’ossigeno e di vari nutrienti. Le malattie del sangue spaziano da condizioni più comuni, come l’anemia, a patologie complesse come leucemie, linfomi e mielomi. Piccaluga ha sottolineato che, benché la terapia sia spesso al centro dell’attenzione, è la diagnosi il momento cruciale: senza una corretta identificazione del problema, ogni trattamento rischia di essere inefficace o dannoso.
Nel corso della sua carriera, il professore ha contribuito allo sviluppo di terapie innovative che hanno rivoluzionato il trattamento delle malattie ematologiche. Tra queste, gli inibitori delle chinasi e le cellule CAR-T rappresentano soluzioni avanzate e meno invasive, capaci di curare pazienti un tempo considerati senza speranza. Questi progressi, come ha evidenziato Piccaluga, sono il frutto della ricerca, un’attività che richiede curiosità, studio e un costante confronto con nuove conoscenze.
Piccaluga ha anche condiviso la sua esperienza internazionale, in particolare il lavoro svolto in Africa. Oltre ai numerosi progetti di ambito clinico, ha partecipato alla creazione della prima biobanca oncologica dell’Africa Sub-Sahariana: una notevole innovazione nata per garantire l’uso etico e scientifico dei campioni biologici raccolti localmente, con lo scopo di evitare che siano utilizzati senza regole da ricercatori esterni. Questo impegno riflette una visione della medicina come attività globale, dove la ricerca, la didattica e l’assistenza non possono essere disgiunte.
Durante l’incontro si è discusso anche dell’impatto delle nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale, che sta trovando applicazioni sempre più ampie nella diagnostica e nella ricerca. Sebbene la tecnologia possa offrire supporti significativi, Piccaluga ha ricordato che il giudizio umano rimane insostituibile, specialmente quando si tratta di prendere decisioni cruciali per la salute dei pazienti.
L’intervento si è concluso con un messaggio di speranza e incoraggiamento per i giovani interessati alla medicina e alla ricerca, sottolineando l’importanza di uno studio cosciente, critico e sempre in aggiornamento nonché di un approccio integrato e appassionato, capace di mettere sempre al centro il paziente e il suo benessere.