A Torleone il 14 marzo 2022
Nei giorni drammatici che sta attraversando l’Europa, con la guerra che bussa alle porte, siamo costantemente bombardati di notizie, spesso contraddittorie e difficili da interpretare, che cavalcano l’onda dell’attualità e orientano le nostre riflessioni. Naturalmente, in un simile contesto, è pressoché impossibile risalire all’origine del fatto esposto, nudo e crudo, e almeno una volta ci saremo posti la domanda: “perché il giornalismo non riesce ad essere davvero oggettivo?”. Francesco Spada, da esperto del settore, ha cercato di far luce su queste tematiche, invogliandoci a una riflessione assolutamente personale, senza imporre posizioni, ma più consapevole e matura. L’incontro, tra l’altro, arricchito dalle nostre domande, ha toccato tematiche molto sentite come la crisi della carta stampata e la filiazione politica delle testate.
“Un giornalista deve creare le sue notizie: la piena oggettività non è mai esistita”. Una frase provocatoria, già a inizio incontro, per sottolineare il fine divulgativo di una notizia, creata ad hoc per trasmettere un messaggio conforme all’interpretazione che si vuol dare di un fatto e inevitabilmente condizionata dalle convinzioni personali o dalle esigenze della testata di appartenenza. Pertanto, la notizia così intesa è per sua natura soggettiva, rischiando di far cadere nell’ipocrisia quei giornalisti che si mantengono volutamente vaghi. Se ne deduce persino che l’informazione di qualità è sempre bidirezionale: non riguarda solo il contenuto degli articoli, ma primariamente la capacità del fruitore di confrontare diverse fonti; “bisogna essere consapevoli di ciò che si legge e dove lo si legge”, afferma Spada, lasciando al lettore il compito di ricostruire la propria versione dei fatti.
Ora, come si può applicare questo principio al complesso mondo dei social? Con il moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione, infatti, ognuno è diventato “editore di sé stesso”, avendo il potere di esprimere liberamente la propria opinione su qualsiasi piattaforma. Indubbiamente, nessuno può negare lo straordinario fascino di uno strumento come questo, ma dobbiamo anche conoscerne le inevitabili contraddizioni. “Con i social tutto diventa più complesso”, sostiene il relatore, “solo Facebook, conoscendo i nostri interessi, può manipolare tre miliardi di persone in tutto il mondo”. Un dato che lascia sbalorditi, ma alla quale in fondo non prestiamo mai molta attenzione; siamo noi stessi, tuttalpiù, a preferire la comodità dell’immediatezza all’accuratezza delle informazioni e ci lasciamo facilmente irretire da notizie poco attendibili. Dalla scarsa accuratezza si passa, in via definitiva, alle fake news quando si frantuma il delicato rapporto fatto-notizia, o piuttosto quando una notizia (in realtà presunta tale) falsifica volontariamente la realtà per secondi fini, mistificando e diffamando.
In sintesi, possiamo affermare che vi è una sola grande differenza tra una notizia e una bufala: il rapporto con la realtà oggettiva. Se ci si limita a enfatizzare o omettere alcuni eventi, nel limite della chiarezza espositiva, per difendere le proprie posizioni e muovere le coscienze si è ancora nel campo del giornalismo; quando a mutare è la realtà oggettiva, si è proceduto ben oltre il lecito. Unico strumento di discernimento è, di nuovo, la scelta consapevole (ribadita più volte dal relatore), alla quale attenersi con fermezza sia per sé stessi, sia come esempio positivo per tutti gli altri.