Gli ultimi due anni hanno visto molte abitudini cambiare radicalmente: rapporti sociali, lavoro, scuola e università, tutto si è adeguato ad una realtà divenuta improvvisamente più piccola, ma unita da strumenti digitali che abbiamo imparato a utilizzare in tutte le loro forme, anche quelle che apparivano, forse, più marginali. Ora siamo riusciti a tornare gradualmente alla normalità, vecchie abitudini tornano nella vita di tutti i giorni, e insieme alle abitudini anche le occasioni per celebrare importanti avvenimenti. In questo la Torleone non è certamente da meno, e quest’anno, il 26 novembre, si è deciso di dare spazio a un grande appuntamento: l’inaugurazione del nuovo anno accademico.
E’ il momento (tanto atteso) in cui si aprono le porte alle famiglie e agli amici, in cui tutti possono conoscere le attività della residenza e in cui celebrare chi ha concluso il percorso JUMP con la consegna dei diplomi; l’occasione, inoltre, per scherzare, divertirsi e per riflettere, a inizio anno, su alcune importanti sfide del nostro tempo.
In precedenza, si parlava, non a caso, della crescita esponenziale nell’uso di tecnologie durante gli anni della pandemia; ebbene, proprio la digitalizzazione, tra opportunità e rischi, è stata al centro della prima metà della giornata, con una prolusione del prof. Michele Colajanni, ordinario di ingegneria informatica all’Università di Bologna.
Comprendere una realtà in continuo cambiamento, moderare il rapporto con i mezzi informatici, curare le relazioni sociali: queste sono solo alcune delle sfaccettature del tema, ma tutte, ed è stato questo il vero pregio dell’incontro, con un forte accento sull’umano e sul potere che ha l’uomo, fino a prova contraria, di controllare le sue stesse tecnologie. La sfida più grande è, probabilmente, contro l’atomizzazione: concetto antico quanto la storia della filosofia ma che assume, oggigiorno, nuove tragiche implicazioni. “Gli smartphone ci danno l’impressione di avere sempre con noi un rapido accesso alla cultura”, ha affermato Colajanni, “e tutti pensano di avere la verità con sé; ma l’unica verità è che stiamo perdendo la disponibilità all’ascolto, da cui davvero nasce un sapere profondo e radicato”. Da queste riflessioni, ovviamente, non l’invito a un rifiuto, ma ad un uso consapevole del nostro, cui lo stesso relatore ha, in fondo, dedicato tutta la propria vita professionale.
Dopo l’incontro, tanto stimolante, un momento per il pranzo (chi dentro, chi fuori con i propri cari) e al pomeriggio di nuovo insieme, questa volta solo residenti e genitori, per altre attività. Giochi, video e piccoli sketch, animati da un po’ di musica (e da una merenda conclusiva) hanno offerto la miglior presentazione della vita di Residenza, in tutta la sua spontaneità e semplicità. Non si dice forse che la RUI è “la tua casa lontano da casa”? Bene, questo è stato sicuramente il modo migliore di dimostrarlo.