Avere una grande capacità di adattamento nel mondo del lavoro è forse una qualità maggiore della mera padronanza di competenze tecniche specifiche. Si tratta di un concetto ricorrente al giorno d’oggi, ripetuto come una sorta di mantra e sbandierato ai quattro venti, ma che talvolta per certi versi rischia di sfociare solamente in una ripetizione di luoghi comuni privi di un vero effettivo riscontro nella realtà. Con Attilio Lepore abbiamo avuto ancora una volta la conferma che non si tratta solo di un puro gioco retorico, e parlare è direttamente l’esperienza personale del nostro ospite: originario di un piccolo paesino nelle Marche, dopo il diploma, nel 1999 si trasferisce a Bologna per studiare ingegneria meccanica, non perché volesse nello specifico avere a che fare con la progettazione di veicoli (come Ducati, Ferrari, …), quanto piuttosto perché era interessato ai princìpi generali della materia, giusto per avere una conoscenza di base da cui partire. Una volta laureato, decide di accettare un lavoro a condizioni decisamente proibitive, ma la volontà – nonché la necessità – di iniziare lo convincono ad affrontare questa sfida. Da allora ne ha fatta di strada: dopo aver lasciato il primo lavoro ha investito tutta la sua liquidazione in un corso di inglese, lingua che a suo tempo stava diventando ormai imprescindibile, come lo è oggi, per poter lavorare nel mondo aziendale, e infine riesce ad essere assunto dal gruppo Emerson, multinazionale del settore automazioni con una sede a Bologna, all’interno della quale è passato ad occuparsi del ramo commerciale con la qualifica di sales director. Quale attinenza c’è, infatti, tra l’ingegneria meccanica e il settore commerciale? Non molta in effetti, ma è proprio questo il punto: una delle più grandi paure che Lepore ci ha confessato, infatti, era quella di rimanere bloccato per tutta la vita a fare lo stesso lavoro, timore che grazie al suo spirito d’adattamento, a prescindere da ciò che aveva studiato, non si è concretizzato.
Da qui l’invito del nostro relatore a non vivere gli anni dell’università con il paraocchi, ovvero concentrandosi solo sulle materie del proprio corso di studi, ma dal momento che a vent’anni abbiamo il massimo della potenzialità creativa, sfruttare le nostre curiosità e le nostre idee per vedere che cosa offre il mondo e capire quali percorsi potremmo intraprendere nel futuro: ma si sa, che cosa si ama fare veramente si scopre anche strada facendo. L’importante dunque è cominciare trovandosi un lavoro, anche se a condizioni non troppo favorevoli: “Dovete pensare: domani sarà meglio di oggi, solo così avrete la forza di andare avanti”, queste le parole di Lepore. Le soddisfazioni arriveranno, bisogna solo saper cogliere le giuste occasioni.
Si è aperto poi il consueto spazio per le domande. Può un libro cambiare la visione della vita? Sì, secondo il nostro relatore, e il libro che più lo ha colpito e fatto maturare è stato Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati, che lesse durante gli anni liceali. Il legame tra le vicende del romanzo e la vita di Lepore è presto detto: non far sì che il tempo passi aspettando che piova dal cielo qualcosa di importante, come il protagonista Drogo alla Fortezza Bastiani, quanto piuttosto vivere appieno ogni momento della propria vita, cercando attivamente le opportunità di crescita. Una seconda domanda invece ha riguardato la sua esperienza di lavoro all’estero, che si è svolta a Manchester in Inghilterra: suggestivo è stato l’episodio di quando, arrivato nella casa predisposta per lui da Emerson, si accorge di avere a sua disposizione solamente un materasso adagiato per terra. Ed ecco che anche qui ritorna l’importanza dello spirito di adattamento, che si è esplicata anche maggiormente per Lepore nel dover affrontare una realtà lavorativa per molti aspetti molto diversa da quella nostrana, e in particolare pervasa da un certo pregiudizio nei confronti delle effettive capacità di un ragazzo italiano. In ogni caso, sapersi relazionare con gli altri, in particolare con i colleghi d’azienda è fondamentale per la buona riuscita di un progetto, così come saper ascoltare gli altri, che è, secondo Lepore, la dote principale che deve avere un commerciale. L’ascolto dell’altro tuttavia (il nostro relatore non ha mancato di sottolinearlo), non è importante solo nel lavoro, ma anche nella vita di tutti i giorni, con gli amici e in particolare nelle dinamiche di coppia.