Un giorno tanto atteso dalla residenza è finalmente arrivato. Nonostante l’agenda fittissima e impegni improrogabili, il card. Zuppi ha potuto conoscere dall’interno la grande famiglia della Torleone in un incontro organizzato nella nostra aula magna alla presenza di universitari, giovani liceali e frequentatori abituali. Una visita nel segno del dialogo e dell’informalità, in quello stile semplice e confidenziale che il cardinale ha imparato a farci apprezzare, in cui raccontare parte delle nostre storie e riceverne spunti e riflessioni. Oltretutto, come presidente della CEI e inviato diplomatico del papa, egli ha visitato le zone più calde del pianeta: l’incontro è stato, dunque, occasione per esaminare il ruolo della Chiesa e della sua opera di sostengo ed evangelizzazione in questa nostra Storia sempre più turbolenta.
La residenza si racconta
Dopo una breve presentazione di alcune foto che testimoniassero la ricchezza della vita di residenza nel suo valore comunitario, familiare e formativo, una rappresentanza dei liceali ha raccontato la propria esperienza di volontariato in Romania tra i meno fortunati. Certamente una grande occasione di crescita, come hanno raccontato, ma anche l’opportunità di far comprendere ai più giovani che è sempre possibile lasciare un segno. Tra i liceali e gli universitari, inoltre, vi sono coloro che svolgono attività di tutoring con i ragazzi più piccoli. Chiaramente, non è sempre facile farsi ascoltare dagli adolescenti (per certi versi è perfettamente naturale), dunque è stato spontaneo chiedere come si possano costruire ponti di dialogo, laddove l’incomunicabilità sembra prevalere. “Non c’è una ricetta predefinita”, ha ricordato il cardinale, “ma come nelle vecchie radio di una volta, bisogna riuscire sintonizzarsi, cioè trovare quelle frequenze che rendano la propria autorità la più naturale possibile”.
La Chiesa di ieri e di oggi
Passando agli universitari, si è presentato il progetto JUMP e il suo obiettivo di formazione sulle competenze trasversali. Il modulo di geopolitica attivo per questo semestre, nonché una banale constatazione sulle sempre maggiore contese internazionali hanno aperto il confronto sul ruolo effettivo della Chiesa in un mondo in cui non è l’etica a muovere le decisioni dei Paesi. “La Chiesa”, ha risposto il cardinale, “ammonisce tutti sul valore irripetibile di ogni persona, ed è necessario che lo faccia; dal punto di vista geopolitico, poi, riesce a dialogare senza distinzione di schieramenti e senza secondi fini”. In relazione alle effettive possibilità di dialogo in società sempre più multietniche e multireligiose, l’arcivescovo ha aggiunto che “la Chiesa cattolica riesce a mettere tutte le religioni intorno allo stesso tavolo, ed è l’unica a farlo; non mancano le differenze e le barriere insormontabili, ma il tempo dimostra che si può e si deve parlare per essere veri operatori di pace”. E’ un ammonimento rivolto a tutti, non solo ai potenti o ai vertici religiosi. Con sempre maggior frequenza il nostro ospite nota “l’espansione della piaga del pessimismo”: il mondo, cioè, non lo si ritiene più migliorabile, ma dominato da forze che vanno oltre il nostro controllo. Il vero dramma è che anche i giovanissimi si sentono scoraggiati, cioè coloro che naturalmente dovrebbero essere più vitali e idealisti: ecco che la testimonianza di chi desidera il bene, soprattutto tra i coetanei, ha la gravosa ma appagante responsabilità di invertire la rotta.
Per concludere…
A termine dell’incontro, una foto, una benedizione, alcuni doni e la possibilità di scambiare privatamente qualche confidenza. Prima, però, il cardinale ha richiesto due intenzioni di preghiera (importanti spunti di riflessione anche per chi non crede). Di nuovo per la pace, “perché se la preghiera è nell’idea collettiva l’ultimo sostegno nelle avversità, una preghiera per la pace oggi serve più che mai”, e per l’unità della Chiesa, perché continui a essere un faro luminoso quando la notte si fa più buia.